Video su Carlo Borsani realizzato per la commemorazione di Sergio Ramelli del 29 aprile 2017.


29 aprile 1945. Un carretto della spazzatura attraversa le vie di Milano per raggiungere l’obitorio dove scaricherà un corpo senza vita. Unico riconoscimento un cartello: «Carlo Borsani ex medaglia d’oro».

Nella mattanza dei vigliacchi, dopo il 25 aprile, non si salvo neppure lui..
Un mutilato di guerra, un poeta… un eroe

Medaglia d’oro al valor militare

Qualche mese prima di morire, in un suo discorso, Carlo Borsani aveva detto:

«…non solo la vita deve essere conquistata con dignità, ma anche la morte: le due realtà che decidono delle sorti degli uomini, i doni più belli della natura, poiché anche la morte è una conquista quando la vita è stata un’offerta».

E’ in questo suo donarsi, nel momento della caduta, che nasce la distinzione tra chi sa di essere anche spirito e non solo materia, una lotta che dura dai tempi di Caino ed Abele e per la quale Borsani è diventato Abele conscio che questo sacrificio avrebbe rilanciato la sfida ai Caino che ancora oggi esistono.

In un altro discorso del 1944 si era rivoltoalle nuove generazionicon queste parole:

«…Quando i giovani avranno veramente compreso la necessità e la verità di un’Idea per la quale la fede delle passate generazioni si è tramutata in martirio, la Storia dimostrerà come questi giovani difenderanno la gloria di un’eredità tanto preziosa quanto difficile e come la riconoscenza e la devozione dei giovani saprà raccogliere tutto il sangue e tutta l’opera di chi li ha preceduti»

Oggi possiamo dire che i giovani hanno davvero raccolto quel dono di sangue.
Carlo Borsani riposa infatti, con altri mille camerati barbaramente trucidati nei giorni dell’odio, nel Campo 10 del cimitero di Musocco dove, da anni ormai, gli stessi ragazzi che oggi sono qui in piazza si alternano a svolgere lavori di manutenzione che altrimenti il Comune non garantirebbe.

Questa è la migliore risposta all’ultima volontà espressa da Carlo Borsani

“Una sola cosa vi potrebbero forse chiedere umilmente le nostre labbra: restituiteci in misura d’amore quello che vi abbiamo dato in misura di sangue”.


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