Una storia che fa ancora paura

Riportiamo il testo della recensione della IX edizione del libro

“Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura”

apparsa su INFORMAZIONE CATTOLICA il 17 marzo 2022


a cura di Angelica La Rosa

AD ARMARE LA MANO DEGLI ASSASSINI DI SERGIO RAMELLI È STATA UNA SPIETATA IDEOLOGIA CHE, IN ITALIA, AVEVA (E HA ANCORA) IMPORTANTI COMPLICITÀ, POTENTI CONNIVENZE E FORTI LEVE DI POTERE

13 marzo 1975: un ragazzo di 18 anni viene aggredito sotto casa. Due persone gli spappolano il cranio a colpi di chiave inglese. Muore dopo 47 giorni di agonia.

Chi era la vittima e perché fu ucciso con tanta violenza? In che clima era maturato quell’omicidio così bestiale? Chi erano i carnefici: teppisti, killer professionisti, mafiosi? No, studenti universitari di Medicina. Perché uccisero, allora? Forse accecati dall’ira, dalla gelosia o dalla paura? No, neppure conoscevano la loro vittima. Colpirono solo in nome dell’odio politico. Ci vollero dieci anni per assicurarli alla giustizia e solo più tardi fu possibile ricostruire tutte le tappe di quella tragica vicenda.

Muovendosi tra atti processuali, articoli di giornale e testimonianze dirette “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura” (15 euro, EdiStorie), di Guido Giraudo, Andrea Arbizzoni, Giovanni Buttini, Francesco Grillo e Paolo Severgnini, spiega in 224 pagine come ad armare la mano degli assassini sia stata una spietata ideologia che, in Italia, aveva (e ha ancora) importanti complicità, potenti connivenze e forti leve di potere.

Ecco perché questa è una storia che, anche a distanza di tanti anni, “fa ancora paura”, ma deve essere conosciuta, se si vogliono comprendere gli avvenimenti del nostro recente passato.

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